Sempre più le aziende sono tenute ad essere sempre più responsabili non solo delle prestazioni ambientali e sociali nelle loro catene di approvvigionamento, ma anche del fine vita dei loro prodotti.
L’utilizzo della blockchain applicata al sistema di tracciabilità dei rifiuti potrebbe avere un ruolo cardine nell’integrazione dell’economia circolare nel modello di business delle imprese in quanto permetterebbe di realizzare e tracciare un sistema chiuso e funzionale alla “certificazione” di tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, dall’estrazione di materie prime, alla produzione e distribuzione, fino ad arrivare alla raccolta e al trasporto fino all’impianto finale di trattamento per il riciclo e la reimmissione in commercio dei materiali recuperati.
Permette alle aziende di dimostrare non solo la sostenibilità dei propri processi di produzione, ma anche di utilizzare materie prime ottenute tramite l’economia circolare e quindi privilegiando collaborazioni con partner responsabili. Questo innesca un circolo virtuoso al di là delle imposizioni di legge – per collaborare con un’azienda importante, è necessario aumentare i propri standard di sostenibilità ambientale e sociale.
Un esempio virtuoso già attivo sul mercato è quello di Circularise, società olandese che ha applicato la tecnologia blockchain al tema dell’economia circolare proprio con l’obiettivo di garantire tracciabilità e provenienza dei prodotti in diversi settori, tra cui quelli di plastica, tessile, metalli, automobilistica ed elettronica. Circularise, attraverso il monitoraggio delle transazioni, sta sviluppando un protocollo open source e una rete decentralizzata per rendere trasparenti le catene di approvvigionamento globali consentendo a marchi, fornitori e produttori di scegliere materiali sani, sostenibili e circolari.
L’azienda opera in 3 step:
- Verifica e tracciabilità di audit e certificati – tracciare dati in maniera indipendente e costante ha un valore e una affidabilità maggiori rispetto ad un monitoraggio periodico da parte di un ente terzo (audit) con rilevamenti dei valori svolti manualmente. Inoltre, i dati possono essere letti a distanza in qualunque momento evitando visite in loco con i relativi costi e impiego del tempo.
- Gestione dei dati efficiente e sicura nelle catene di approvvigionamento – rispetto ai gestionali tradizionali non esiste un single point of failure. E’ molto più difficile per un hacker compromettere i database. I dati non possono essere modificati o rimossi da nessuno, nemmeno da chi li ha inseriti
- Visibilità sulle emissioni di CO2 e su altre metriche – la blockchain permette di condividere in maniera semplice e immediata i database con le certificazioni e con i valori reali delle emissioni e della carbon print (emissioni di CO2)
Per spingere ulteriormente gli attori della supply chain a collaborare, iniziative come Circularise sfruttano la blockchain per garantire da un lato la privacy e la riservatezza degli attori coinvolti, e dall’altra la trasparenza e collaborazione all’interno delle loro catene di approvvigionamento.
In Italia, la Blockchain, costituirebbe un’opportunità per garantire tracciabilità e trasparenza in un settore come quello dei rifiuti, caratterizzato da notevoli incertezze sia a livello interpretativo che gestionale.
All’inizio del 2023 entrerà in vigore RenTRI, il Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti, ma l’avvio delle iscrizioni al registro è previsto solo a partire dal 2024. RenTRI contribuirà a rendere più uniforme e organizzato il sistema, tuttavia sarà soggetto ai limiti di un sistema centralizzato, tra cui: un accesso limitato, la possibilità di modificare dati anche in maniera arbitraria, o attacchi hacker ai server centrali. Inoltre, RenTRI replica il sistema attuale con i moduli per la registrazione dei dati quantitativi di carico e scarico con le eventuali incongruenze, senza prendere in considerazione aspetti qualitativi, come l’impegno ai processi di trattamento o il recupero delle risorse nell’ottica dell’economia circolare. Il sistema normativo basato sull’obbligo è rigido, incapace di rilevare e valorizzare l’eccellenza. Si limita a registrare, ma non è in grado di spingere verso una crescita e un impegno costanti
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